14 novembre 2008

Vodafone e il reclamante senza certezze.

Copia della lettera inviata ai giornali:  

Titolare di un’utenza Vodafone, vittima del rialzo delle tariffe, ho chiesto la disattivazione della Sim e il rimborso del credito residuo. Ho quindi telefonato al call center Vodafone per conoscere la procedura di riaccredito. L’operatrice mi ha dapprima risposto che non era possibile avere il rimborso e che la cifra sarebbe andata persa, poi, appena ho alzato la voce, mi ha spedito via email un modulo, ma non era quello che è stato concordato con le associazioni dei consumatori, e che prevede il rimborso gratuito; me ne ha spedito uno che prevede la spesa di otto euro… alla fine, l’ho scaricato dal sito di Altroconsumo e  spedito per fax, ma non va bene, lo pretendono per raccomandata. Vado a farmi due ore di fila alle poste per la raccomandata e dieci giorni dopo mi vedo arrivare un sms che dice che non si può ottenere il riaccredito perché non ho fornito i dati richiesti. Chiamo nuovamente il 190 e mi dicono che manca la mia firma; rispondo che al firma c’era e l’operatore mi dice “a me risulta che non era firmato”. Allora spedisco un altro fax, col modulo e una lettera di accompagnamento avvertendo che se trovano altre storie farò una denuncia penale. Vengo richiamato al telefono da qualcuno della Vodafone e mi dice che non ho inserito il numero di telefono che voglio sia disattivato e che il fax non è valido devo rifare una raccomandata. È evidente che tutto questo è pretestuoso e una scusa di Vodafone per non restituire la cifra residua sulla Sim, violando quindi la
legge. Farò una denuncia penale. Ma tutti gli enti che dovrebbero proteggere utenti e consumatori che fanno, dormono?

R.F.

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